sabato 4 ottobre 2008

La solitudine dei numeri primi

I numeri primi sono divisibili soltanto per uno e per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell'infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari, per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti, solo dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci. Il secondo pensiero lo sfiorava soprattutto di sera, nell'intrecciarsi caotico di immagini che precede il sonno, quando la mente è troppo debole per raccontarsi delle bugie.
In un corso del primo anno Mattia aveva studiato che tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano primi gemelli: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini, anzi quasi vicini, perchè fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero. Numeri come l'11 e il 13, come il 17 e il 19, il 41 e il 43. Se si ha la pazienza di andare avanti a contare, si scopre che queste coppie via via si diradano. Ci si imbatte in numeri primi sempre più isolati, smarriti in quello spazio silenzioso e cadenzato fatto solod i cifre e si avverte il presentimento angosciante che le coppie incontrate fino a lì fossero un fatto accidentale, che il vero destino sia quello di rimanere soli. Poi, proprio quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatte in altri due gemelli, avvinghiati stretti l'uno all'altro. Tra i matematici è convinzione comune che per quanto si possa andare avanti, ve ne saranno sempre altri due, anche se nessuno può dire dove, finchè non li si scopre.
Mattia pensava che lui e Alice erano così, due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero. A lei non l'aveva mai detto. Quando immaginava di confessarle queste cose, il sottile strato di sudore sulle sue mani evaporava del tutto e per dieci minuti buoni non era più in grado di toccare nessun oggetto.

Un libro diverso, che parla della solitudine in modo del tutto particolare. Non voglio raccontarvi del libro, se vi capita vi consiglio di leggerlo.
Innanzitutto perchè l'autore non è uno scrittore, o non ancora. E' laureato in fisica teorica, ma è stato capace di scrivere un romanzo che tutto sommato è accattivante. Inoltre è giovane, classe 1982, quindi avrà tempo di scrivere ancora, qualora ne avesse voglia.
Secondo perchè quest'anno ha vinto il Premio Strega. Tanto per dire alcuni che hanno vinto quello che è definito "il più importante premio letterario": Cesare Pavese, Alberto Moravia, Elsa Morante, Dino Buzzati, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Carlo Cassola, Natalia Ginzburg, Alberto Bevilacqua, Primo Levi, Umberto Eco, Margaret Mazzantini, Sandro Veronesi, Niccolò Ammanniti... Di certo non possiamo perderci il romanzo di esordio di uno scrittore il cui nome sarà affiancato a questi signoroni che ho appena citato!
Terzo perchè è un libro che parla della solitudine in modo del tutto particolare. La solitudine di due persone che sono vicine, a modo loro, due primi gemelli per l'appunto!
Infine perchè da un messaggio positivo e perchè non ha il lieto fine del "vissero felici e contenti", i due restano primi gemelli, e non violano questa legge della matematica.

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